Il padre della Gestalt
Un innovatore nel campo della psicoterapia
Friedrich Salomon Perls, più noto come Fritz Perls (1893 – 1970), psichiatra e psicoterapeuta, è stato allievo di Kurt Goldstein, Karen Horney e Wilhelm Reich, con il quale condivide l’interesse per il corpo. Trasferitosi nel 1934, all’avvanto del nazismo, a Johannesburg in Sudafrica, vi fonda l’anno dopo l’Istituto Sudafricano di Psicoanalisi. Qui comincia a elaborare le sue critiche alla psicanalisi freudiana, che svilupperà poi nel suo primo libro L’io, la fame e l’aggressività.
Nel 1946 Fritz Perls si trasferisce negli Stati Uniti e comincia a collaborare con Isadore Fromm, Paul Weisz (che lo introduce allo Zen), Elliot Shapiro, Sylvester Eastman, Paul Goodman e Ralf Hefferline: con questi ultimi due pubblica nel 1951 Terapia della Gestalt: eccitamento e accrescimento nella personalità umana, testo di riferimento della psicologia gestaltica. Sempre con Goodman e con la moglie Laura apre tra il 1952 e il 1954 diversi centri Gestalt, per poi intraprendere una serie di peregrinazioni che lo portano ad avvicinarsi alla cosiddetta scuola californiana, oltre che in Israele e in Giappone. Nella seconda metà degli anni Sessanta conduce a Esalen, in California, alcuni seminari di grande richiamo, avvicinandosi ad autori come Gregory Bateson, Alexander Lowen, Eric Berne, Abraham Maslow, Aldous Huxley e altri e avendo come allievi, tra gli altri, Claudio Naranjo.
Tra le tematiche centrali della Terapia della Gestalt – che dell’omonima Psicologia della Forma accoglie e rielabora la tematica della figura/sfondo e la teoria del campo – vanno sottolineate la centralità del “qui e ora”, che privilegia la dimensione del presente rispetto al passato nell’indagine clinica e nella terapia, e dell’interazione tra individuo e ambiente; la consapevolezza come premessa alla capacità di autoregolazione dell’organismo; la valorizzazione degli aspetti di realtà e la relazione autentica fra terapeuta e paziente, con l’idea guida di un rapporto terapeutico creativo che rispetta la singolarità di ogni essere umano.